Dorando Pietri taglia il traguardo della maratona di Londra durante le olimpiadi del 1908

MARATONA E DINTORNI

Se nella vita vuoi avere successo, hai sostanzialmente due strade da seguire: una appannaggio di pochi eletti, rappresentata dal classico colpo di fortuna, l’altra aperta a tutti, ossia lottare giorno per giorno perseguendo un obiettivo, facendo della fatica la chiave per realizzare i propri sogni. La maratona è sicuramente la trasposizione sportiva di quest’ultimo concetto, vale a dire sfidare i propri limiti per raggiungere un risultato grazie alla fatica ed alla costanza. La storia di questa specialità prende spunto da una ben nota leggenda: nell’antica Grecia, anno 490 a.C., gli ateniesi si scontrarono contro i persiani nella battaglia di Maratona, che si concluse con il successo dei primi che riuscirono a fermare l’avanzata di Dario I di Persia, nonostante fossero in inferiorità numerica. Fu in questa occasione che il greco Filippide, secondo il mito, corse dalla città dello scontro fino ad Atene per poco più di 40km, ad annunciare l’inaspettata vittoria, morendo subito dopo a causa dello sforzo! Alla fine dell’800 il francese Michel Breal, per onorare l’impresa di Filippide, lanciò la proposta di inserire una prova di corsa, di circa 40km sull’identico antico percorso, durante i primi Giochi Olimpici moderni, che si sarebbero tenuti ad Atene nel 1896. Ovviamente l'idea trovò realizzazione, con la vittoria di Spiridon Louis, che riuscì nell’obiettivo con il crono di 2h 58' 50”, nonostante una breve pausa per bere un bicchiere di vino in un osteria! Memorabile la storia del giapponese Shizo Kanakuri, che nel 1912 a Stoccolma, causa il grande caldo, ebbe la brillante idea di fermarsi durante la corsa in casa di un tifoso per riprendere forze, ma si addormentò senza finire la gara! Nascostosi per la vergogna, e scomparso dalla scena pubblica, il giapponese fu ritrovato da un giornalista svedese nel 1962 e invitato nel 1967 a Stoccolma per finire simbolicamente quella maratona interrotta tempo addietro, la chiuse con il “fantastico” tempo di circa 54 anni, 8 mesi, 6 giorni, 5 ore, 32 minuti e 23 secondi, che resta metaforicamente la prestazione più lenta della storia della specialità! Qualcuno pensò addirittura di correrla a piedi nudi, tale Abebe Bikila, etiope dalla leggiadra falcata che trionfò alle Olimpiadi di Roma 1960, diventando il precursore di un imbattibile schiera di fondisti africani, percorrendo la canonica distanza dei 42,195 km (resa ufficiale nel 1921), per terminare in mezzo le antichità di Roma sotto l'Arco di Costantino in 2h 15' 16”.  Tra gli italiani è d’obbligo ricordare l’emiliano Dorando Pietri durante l’olimpiade del 1908 a Londra, quando in testa a pochi metri dalla fine della gara, cadde a terra stremato dalla fatica e disidratato. Tagliò per primo il traguardo grazie all’assistenza dei giudici, i quali lo rialzarono più volte dopo i collassi, ma venne poi squalificato per via di questo aiuto non regolamentare, perdendo la medaglia d’oro in favore dell’americano Johnny Hayes. Nessun giudice, invece, si mise in mezzo a Seul nel 1988, quando uno splendido Gelindo Bordin regalò all’Italia il primo successo olimpico nella maratona, superando nel finale i rivali Wakiiuri e Salah. Successo bissato nelle Olimpiadi di Atene del 2004 da Stefano Baldini, autore di una strepitosa gara in progressione, davanti all’ancora validissimo statunitense Mebrahtom Keflezighi, ed al brasiliano Vanderlei de Lima. 

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