COLM O’CONNELL IL PADRE DEI KENIANI
Sugli altopiani della Valle del Rift la sveglia è prevista tutti i giorni prima dell'alba, alle sei in punto un gruppetto di ragazzotti mezzi assonati si ritrova sulla strada principale del paese, qualcuno vestito con tute colorate e Kway, altri con scarpe da corsa tirate a lucido...alcuni nemmeno quelle! Le strade sono sempre le stesse, caratterizzate dalla polvere rossa e da file di grandi alberi di cedro ed eucalipto, l'andatura è inizialmente molto tranquilla con il finale dai ritmi sfrenati, il silenzio delle strade deserte è impressionante, il battito del cuore detta il ritmo, i piedi non toccano terra, come fossero accompagnati dalla fresca brezza mattutina. Colm O'Connell, 67 anni, prete cattolico irlandese, è una leggenda vivente dell'atletica mondiale. Da quasi quarant'anni alleva corridori nel cuore dell'Africa, dalle sue mani sono passati migliaia di ragazzi pieni di grinta e talento, e non pochi, seguendo i suoi consigli sono entrati nell'olimpo della corsa. “Il segreto sta nel fatto che tu pensi ci sia un segreto”, “io cerco solo di valorizzare il grande talento che il Signore ha donato ai figli di questa terra”, dice l'allenatore con grande umiltà ed una punta di orgoglio. E' un uomo di fede, ma non veste con abiti religiosi, ed al collo oltre al Crocifisso, porta sempre un vecchio cronometro…non proprio il genere di missionario che ci si aspetta di incontrare da queste parti! E' ormai considerato da tutti il “coach”: un sant'uomo dello sport. La sua missione non è quella di costruire pozzi, ma di far correre i giovani del Kenya verso una vita migliore. Padre O'Connell dopo aver frequentato il seminario, e conclusi gli studi teologici, fu spedito nel 1976 sugli altopiani del Kenya occidentale a fare gavetta, esattamente in un paesino di nome Iten; un pugno di case sospeso a 2400m di altitudine, affacciato sulla scarpata della Rift Valley: zero telefoni, niente elettricità, acqua corrente a singhiozzo, solo pascoli, campi di mais e frumento, qualche povera bottega, e una sperduta scuola maschile fondata dai missionari, la Saint Patrik's High School, dove Colm avrebbe dovuto insegnare geografia. Ma il Signore aveva in serbo per lui altri progetti, l'istituto scolastico doveva preparare una finale di corsa campestre, e per caso il prete irlandese si trovò ad aiutare gli studenti, senza avere la minima conoscenza della materia. Carico di tanta forza di volontà e passione, studiando da autodidatta sui manuali speditegli dall'Europa, cominciò a concentrarsi sull' “arte” dell'allenamento, ed i risultati non tardarono ad arrivare: nel 1985 i ragazzi della scuola dominarono il più importante meeting giovanile di atletica in Kenya, un anno dopo sette ragazzi gareggiavano già ai Campionati mondiali juniores. Da allora fu un susseguirsi di trionfi: trofei internazionali, vittorie di maratone prestigiose, podi olimpici, record mondiali. Il nostro motto è “Excellence in all endeavours: dare il meglio di se per eccellere in ogni campo”, affermava a suo tempo il preside Alex Oyuga. All'ingresso del college, un cartello avverte gli automobilisti di fare attenzione ai ragazzini che “corrono” e non che “attraversano”! Frotte di alunni sgambettano sul prato fino al tramonto. Da quei prati passa la storia di Colm, scritta dalle imprese di grandi corridori come Peter Rono (oro olimpico a Seul negli 800m), Mathew Birir (campione olimpico dei 3000m siepi a Barcellona), Ibrahim Hussein (tre volte vincitore della maratona di Boston), Wilson Boit Kipketer (primatista mondiale nei 3000m siepi), Wilson Kipketer (tre volte campione mondiale degli 800m), fino all'ultimo pupillo David Rudisha (campione olimpico degli 800m a Londra, e detentore del record mondiale). La fama planetaria non lo ha mai cambiato, “ai miei atleti basta solo uno sguardo, la corsa è una questione di feeling”, afferma il missionario dei record dettando i ritmi ai suoi allievi, e conclude: “in questo lembo di Africa ci sono le condizioni ideali per correre veloce, l'Occidente è ossessionato dal ticchettio dell'orologio, ma qui per fortuna il tempo non è ancora denaro”.