UN RECORD LUNGO TRENT'ANNI
Certi record nello sport rasentano il limite umano, quasi impossibili a ripetersi, altri invece vengono eguagliati o superati in archi temporali relativamente brevi. Non è il caso del primato regionale calabrese sui 400 metri ostacoli, categoria Allievi, realizzato a Cosenza il 14 giugno 1987 sulla pista del campo scuola coni di via degli stadi dal talentuoso ostacolista dell’Atletica Città 2000, Luca Grandinetti. Da allora nessuno più in Calabria è riuscito a percorrere il giro di pista saltando i canonici dieci ostacoli regolati ad 84 centimetri da terra, sotto i 53 secondi e 9 centesimi. Era il “Trofeo Manganaro”, uno dei tanti meeting partecipatissimi in quegli anni organizzati dalla Federazione, con il pubblico assiepato intorno all’ovale in tartan color granata, ad incitare gli atleti. A Trent’anni esatti di distanza Luca Grandinetti, ora professore universitario e tecnico specialista tra i più rinomati in Italia (Allenatore di IV° livello Europeo, già direttore a Roma della scuola d’Atletica Leggera ‘Paolo Rosi’ della FIDAL Lazio, nonché preparatore atletico della nazionale italiana di Rugby), ha voluto rivivere insieme al suo allenatore dell’epoca Massimo Grandinetti, quel momento di gloria nella sua Cosenza. Da lì in poi l’atletica leggera in città ha prolungato quel periodo di effervescenza per tutti gli anni novanta, per poi inclinarsi inesorabilmente verso una fase d’oblio lunga oltre il doppio lustro. Segnali di risveglio si sono intravisti negli ultimi tempi, grazie all’apporto dell’ex mezzofondista azzurro Maurizio Leone, rientrato in Calabria dopo anni di peregrinazioni in giro per il mondo, promotore di un nuovo progetto per il definitivo rilancio in loco della regina di tutti gli sport. La longevità di un record inorgoglisce di sicuro chi lo ha realizzato, ma è anche un chiaro segnale che qualcosa nel movimento che lo ha prodotto, non va. Molteplici le cause da analizzare: l’imperante poltronismo dei giovani, l’inadeguatezza dei programmi scolastici in materia di sport, il drop-out prematuro. Ma anche il dissiparsi, insieme a quelle generazioni tramontate di atleti, dell’antropologica bramosia di rivalsa, forgiatasi precocemente in età adolescenziale da mille autostop per piombare di primo pomeriggio sul campo d’allenamento o da decine di lavori specifici finiti nel buio più fitto, squarciato solo dai fari delle auto sfreccianti, giusto un lasso per sbirciare il cronometro e poi nemmeno una doccia, nessun servizio, ritornare sfiniti a casa senza mai l’ombra di un pentimento. Un background esistenziale indispensabile per spingere a tutta e far girare le gambe più veloci degli avversari. Oggi queste condizioni ‘sociali’ stimolanti non sussistono più e necessita perciò intraprendere strade innovative, affinché i record finalmente vengano riposti in soffitta. Da un po’ intorno al campo scuola coni di via degli stadi, si scorge un via vai di ragazzetti pettinati alla moda, accompagnati dai genitori. Potrebbero essere davvero loro gli atleti del futuro in grado di riprodurre nuove effervescenze? Le strade difficili spesso conducono in luoghi elettrizzanti.